Principali disturbi psichici
Disturbi psicotici
Il termine psicosi indica un disturbo mentale in cui il rapporto di un individuo con la realtà si è interrotto, alterandone gravemente la capacità di giudizio, con grave compromissione del funzionamento personale, sociale e lavorativo. La psichiatria attuale definisce le psicosi come un gruppo eterogeneo di disturbi i cui sintomi principali possono essere riconosciuti e descritti come segue:
- Disturbi di contenuto del pensiero: i deliri, ovvero convinzioni stabili e strutturate, resistenti a qualunque tipo di evidenza contraria e alla contestazione da parte degli altri;
- Disturbi della forma del pensiero: le distorsioni del pensiero, ovvero alterazioni del flusso delle idee fino all’incoerenza e alterazione dei nessi associativi;
- Disturbi della senso-percezione: le allucinazioni, ovvero le alterazioni senso-percettive di tipo visivo, uditivo, tattile, gustativo e olfattivo;
- Disturbi del comportamento: gravi anomalie del comportamento come eccitamento e iperattività assai accentuati, marcato rallentamento psicomotorio, comportamento catatonico o disorganizzato.
In aggiunta a quanto sopra riportato, nel corso delle psicosi si possono osservare anche sintomi che descrivono un’alterazione della sfera affettiva ed emotiva quali, per esempio, l’appiattimento affettivo, la mancanza di motivazione e la perdita d’interessi.
In accordo con gli attuali sistemi di classificazione (Organizzazione Mondiale della Sanità - Classificazione Internazionale delle sindromi e dei disturbi psichici e comportamentali, decima revisione, ICD-10), i disturbi psicotici consistono in uno gruppo di patologie che comprendono:
- Schizofrenia
- Sindrome schizotipica
- Sindromi deliranti persistenti
- Sindromi psicotiche acute e transitorie
- Sindrome delirante indotta
- Sindromi schizoaffettive
- Altre sindromi psicotiche non organiche
- Psicosi non organica non specificata
Disturbi affettivi
La caratteristica principale di questi disturbi è un’alterazione del tono dell’umore dove con il termine umore intendiamo lo stato affettivo di base ovvero la tonalità emotiva di fondo che influenza la percezione che l’individuo ha di sé, degli altri e dell’ambiente che ci circonda.
Le alterazioni del tono dell’umore si possono esprimere secondo differenti modalità le quali, nella terminologia psichiatrica, vengono definite “polarità del tono dell’umore”. Possiamo quindi riconoscere la depressione come espressione della deflessione e coartazione del tono dell’umore e la mania che si caratterizza invece per un innalzamento patologico del tono dell’umore.
I disturbi dell’umore si distinguono in primari e secondari. I disturbi dell’umore primari comprendono i disturbi unipolari e bipolari. La differenza tra queste due condizioni consiste nel fatto che nei disturbi unipolari l’alterazione del tono dell’umore avviene in un’unica direzione. Al contrario, nel caso dei disturbi bipolari, le alterazioni del tono dell’umore (depressione e mania) si presentano associate con un’alternanza di episodi maniacali e depressivi intervallati da periodi più o meno lunghi di normalità (normotimia). I disturbi dell’umore secondari fanno invece riferimento a condizioni che possono accompagnare e/o complicare un quadro patologico di altro tipo (per esempio malattie somatiche, altre patologie psichiatriche, uso o abuso di farmaci e/o sostanze).
In accordo con gli attuali sistemi di classificazione in psichiatria (Organizzazione Mondiale della Sanità - Classificazione Internazionale delle sindromi e dei disturbi psichici e comportamentali, decima revisione, ICD-10), i disturbi dell’umore consistono in uno gruppo di patologie che comprendono:
- Episodio maniacale
- Disturbo affettivo bipolare
- Episodio depressivo maggiore
- Disturbo depressivo ricorrente
- Disturbi persistenti dell’umore
- Disturbi dell’umore di altro tipo
- Disturbo dell’umore non specificato